Immagine di Il cromosoma Calcutta

Bello, non c'è che dire.

Il libro parte in un passato prossimo, in una metropoli occidentale come New York, inquadrando un soggetto come dire, "un po' sfigato", un informatico di origine egiziana in attesa del pensionamento che lavora da casa con un mega "calcolatore" Ava, potentissimo, capacissimo di fare ogni cosa, anche di parlargli con il suo dialetto egiziano.
Cataloga reperti per varie società, per lo più un lavoro noioso, deve solo dare conferme alla macchina. Fino a quando arriva un oggetto a lui famigliare, un tesserino della società per cui lavorava prima e quando la foto gli si svela riconosce un particolare collega...
Qui si innesta la storia nella storia, che da passato diventerà fantasia e realtà, con un intreccio di magia e emozioni, di ricerca medica e malattia, che vola nella Calcutta contemporanea alla campagna allagata del sud dell'India nei primi anni del '900.

Il romanzo mi ha sorpreso, non mi aspettavo un medical triller così appassionante. Spesso nei romanzi del sub continenti cerco altro, storie, echi lontani di quella terra. Ma c'era tutto, sotto la trama gialla!