Diario di viaggio.
Quando inizia, davvero, un viaggio?
Il viaggio pare insieme alle valige o a quel punto insegue se stesso?
Probabilmente è come con un figlio, c’è una sorta di concepimento e un momento in cui, magicamente, tutti gli elementi si fondono insieme e lo generano. La gestazione può essere più o meno lunga, quello dipende dalla fortuna, nel senso, non sempre tutto fila liscio, dalla decisione alla partenza ci può volere una settimana, un mese, nove, una vita, ma alla fine si compie, arriva, si parte.
Il mio viaggio per l’India è stato concepito quella mattina di insinuante primavera.
Si, ne ho un’immagine nitida, sabato mattina, giorno di pulizia. La mia camera da letto permeata da una luce bianca, in controluce il fuori, il grigio monotono.
I passaggi mentali e le congetture formulate per giungere alla destinazione del viaggio li ho rimossi. Forse da un libro, il solito, ma guardato sotto un lato diverso, non più quello che mi intimorisce e mi riflette, ma dall’epilogo, la conclusione, il “Ritorno in India”, la guarigione.
La soluzione.
Detto fatto, telefonata: “ehi ciao! Ho pensato una cosa”.
Oltre la linea attonito silenzio.
“Se risparmiamo da adesso quest’estate possiamo andare in ferie in India”.
Giustamente silenzio.
Il cavolo a merenda. Niente c’azzeccava. In un pellegrinare incessante di mete da vacanza durato tutto l’inverno, l’India non era che l’ennessima. Questo concepimento è passato inosservato.
Ho covato il mio frutto senza darlo a vedere, almeno fino a quando non ho avuto la certezza di poterlo coglierlo e lì ammetto di non aver risparmiato nessuno.
progetto di viaggio
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