Diario di viaggio

foto Flickr greenwood100

Io e le mie affiatate compagne di stanza, raggiungiamo gli altri per la cena nella sala dell’albergo Hotel Amar Mahal. Qui abbiamo il piacere di constatare la differenza che c’è tra noi e un gruppo dei Viaggi dell’Elefante. In generale sia molto – ma molto – più casual, molto più rilassati, e non voglio aggiungere altro, il resto, immaginatevelo.

In sala, per la prima volta dall’inizio del viaggio, vedo un bel ragazzo indiano, bello per il gusto occidentale, il classico tipo “finto ciattrone" per intendersi. Un po’ sandokan de’ noattri, con jean stracciati da diverse centinaia di euro. Bello poi, nemmeno più di tanto, un tipo, come si dice. Lo seguo un po’ con gli occhi… è come andare in bicicletta, è istinto, non si scorda mai! E lui se ne accorge pure, è in compagnia di una donna più grande, non è ben chiaro il rapporto. La cena, la mia e la sua, finisce, ma cosa fa? Risponde!?

Il tour notturno per la città salta, tutto il gruppo è a favore dello “svacco” in piscina, come Casta Maiale comanda. Abbiamo già parlato di Casta Maiale, no? Non è una quarta casta, è solo in larga misura un riferimento di appartenenza coniato dal nostro tour leader per identificare alcune accentuate caratteristiche del genere umano maschile. Un po' come dice la foto qui, per intendersi... In questo caso l’accezione è al senso più ampio e ozioso del termine.
Io diserto la lezione su non-ricordo-nemmeno-cosa, per posizionarmi a guardare il cielo e contare le stelle cadenti.

Ognuno si diverte come può. Io d’agosto mi diverto così.
Dalla notte dei tempi, non può passar l’estate se non mi fermo, una notte almeno, a guardar cadere le stelle.
Non è questione di desideri, non esprimo niente se non lo stesso, generico, desiderio di felicità. Sono attratta terribilmente dal cielo stellato. Mi spalanca gli occhi, mi ipnotizza schiena a terra e naso all’insù. Certo a volte è una scusa, ma non qui, non stasera. Dirigo il lettino verso la porzione di cielo che mi sembra più in ombra, porto le mani strategicamente agli occhi per difenderli dalle luci laterali e aspetto.
Aspetto, aspetto, aspetto e poi:
-“Vistaaaaaaa!”

Al passaggio della prima stella e della sua scia, urlo, decisamente urlo.
Un coro risponde:
-“Ooooh Sonia?!”

Si sono impauriti, si stupiscono. Han fatto coro - Ohhh Soniaaaa! - come potrebbero fare i miei amici di sempre, stupiti dalla solita bischerata che ho combinato sul momento. Ma loro, in fin dei conti, non mi conoscono, cos’è ‘sto tono confidenziale?
Certo, sarà che loro non giocano, poverini... sono da sola io qui a puntare il cielo, mentre loro ascoltano l'ennesima lezione del Guru.... come si diverton male!

Io aspetto. E aspetto ancora e ancora e ancora… alla seconda stella contengo il mio grido, lo soffoco, lo rimbrotto tra me e me:
-“shhhh vistaaa shhhh”.

Mi rammarico di giocar da sola,con qualcuno sarebbe stato più divertente... una gara, ma il gioco è solo pretesto per questo bagno di cielo.

Finisco anche le sigarette, ma questa sera sembra non importare.

Un pensiero alle stelle turche dello scorso anno, alle scie rosse che lasciavano del buio deserto di Goreme e alla mia incoscienza, all’anno passato e alle difficoltà superate, alla forza d’animo e alla volontà di oltrepassare il limbo.
Quest’anno è finito.
È finito ad aprile, come un anno accademico, con le ultime precoci interrogazioni, poi fino a giugno ho vissuto di rendita.
Adesso seminiamo per il futuro, settembre!
Ancora stelle e poi i saluti, la buona notte dei più. Rimaniamo gli irriducibili, prima in tre, poi due, facciamo anche due passi a vedere la luna dalla parte opposta che illumina giardino e templi in lontananza, poi riprendiamo la mia posizione a naso all’insù, per l’ultima stella, la conlcusiava. Gli highlander delle stelle.
-“Vista?! L’hai vista?”
-“Si lassù”
-“Corta ma intensa.”

Quando sei stella non importa quanto vivi, quello che conta è la forza con cui illumini il cielo, la tua luce.