Diario di viaggio.
10 agosto 2006.
Summit mattutino per verificare la fattibilità d’assistere al matrimonio dei tre fraelli con le tre sorelle. Alcuni dei miei compagni di viaggio, non sono chiaramente disposti a mettere in discussione la comodità di una dormita in un letto con la notte in autobus. Peccato! Sfuma la possibilità di assistere ad una scena bolliwodiana. Programma inalterato quindi, mattina al Forte, giro al mercato, pranzo con le gambine sotto il tavolo in albergo… a qualcuno le banane son venute a noia… e partenza nel pomeriggio verso Jaipur.
Junagarth Fort, Bikaner. Incominciano a venirmi a noia questi palazzi civili, questo sarebbe il quarto e non sembra nemmeno il più bello. Sembra abbastanza recente e ritoccato pesantemente.
Questo luogo non mi dice niente. Sgamo il corteo del gruppo con la guida e mi concedo una sosta all’aria aperta a guadare fuori, anche se il panorama non è un gran ché… nemmeno lui… sembra proprio una visita da dimenticare. Il corteo didattico prosegue, cerco di non perdermi, seguo il codazzo verso l’uscita e ad un certo punto mi ritrovo in un posto strano, interessante, inaspettato. Uno stretto corridoio color terracotta, ma le pareti non sono muri ma “jali”, gli intarsi a merletto che permettono di guardare senza essere visti. Sotto si intravede una stanza enorme, sembra contenga un aereo. Sorpresa da questo spazio interessante perdo di vista il gruppo e tento lo scatto di due foto. Tento infatti non sono venute! M’accorgo di essere rimasta sola e corro avanti un po’ stordita. Mi ritrovo a passare in piccoli ambienti, uno dopo l’altro, fino all’imbocco di una stanza rosa con una strana luce soffusa. Mi guardo attorno nessuno, poi dal niente si materializza un velo rosa, sotto un esile figura. Se non ho urlato è solo perché ero senza fiato. La signora sotto il velo mi indica la strada, non ci penso due volte, a grandi falcate procedo per un dedalo di stanze e scale strette poco illuminate. Seguo la luce e sbuco in un cortile aperto su grandi sale. Trovo Luca e Diego ritardatari rispetto al gruppo, concitata gli chiedo se hanno visto anche loro la signora vestita di rosa, ma no, loro non l’hanno vista. L’ho vista solo io. Ma l’ho vista davvero?! ? Strana attrazione dopo un momento di paura. Non potevo non pensarci. “Scusate, ritorno un attimo indietro, m’aspettate un minuto, venite a cercarmi se non torno”. Sempre di corsa riabbocco dalle scale strette in queste stanze che, viste per il senso opposto, non sembrano nemmeno loro. La signora non c’é. Avrò sognato davvero?! Come può un luogo passare dall’essere insulso ad eccitante?! Ritorno turista tra i turisti e per fortuna eccola, la signora in rosa. Deve essere un’addetta alle pulizie. La giornata ha virato, chissà verso dove. Ci raduniamo nel cortile.
-“Ti avevo persa”
-“Mi hai ritrovato. Sai ho fatto un incontro interessante, una signora vestita di rosa, mi ha fatto uno strano effetto, impaurita e poi attratta”
-“Magari l’avevi già incontrata in un’altra vita, eri già stata quì”
Eh, incitatemi pure!
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