Diario di viaggio.
Foto Luca Gatti
Non è male, quando hai 18 compagni di viaggio da conoscere, fare dei lunghi tragitti in bus.
Per lo meno all’inizio è assai piacevole. Massimo ci istruisce un po’ sulle caste e circuito un po’ ci racconta anche una storia dal Mahabarata.
"Indra uccise il drago, un gigantesco asura (privo di luce) che se ne stava acquattato sulle montagne sotto l'aspetto informe di un serpente di nuvole che teneva prigioniere nel suo ventre le acque del cielo. Al termine di una lunghissima guerra combattuta dai deva con tutti i metodi e nella quale essi rimanevano sempre perdenti, esausti, il dio scagliò la sua folgore nel mezzo di quelle spire difformi; il mostro rovinò come un mucchio di foglie secche. I deva emisero un profondo respiro rigeneratore, continua"
Fuori piove e l'atmosfera è quella da caminetto acceso, è veramente stupendo.
Non so cosa chiedere di più, un viaggio che promette bene, dei compagni di viaggio sulla stessa lunghezza d’onda ed un accompagnatore che si commuove per la bellezza delle storie della mitologia hindù.
Ho subito l’impressione che i diversi libri che mi sono portata rimarranno in fondo alla valigia.
Per un’oretta buona siamo anche in fila. Siamo incolonnati con altri camion, non si capisce forse un incidente, scendiamo insieme a quella varia umanità che passa sui cassoni dei camion per le strade del Rajastan. Optiamo per uscire in strada, tra i mezzi incolonnati e farci una doccetta con il monsone, rapida rapida, tanto fermi per fermi.
Quando riprendo coscienza, dopo il sonno inebetente, è spuntata la luna, é quasi piena, ci accompagna a Jodhpur.
Sigaretta sulla porta dell’albergo e mi accorgo di quanti gechi ci sia in India.
Belli paffuti, immobili, grigio sporco ti grafitano sopra la testa in una quantità considerevole. Per fortuna innoqui e per fortuna all’esterno.
• Jodhpur
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