Diario di viaggio.

foto flick
Saga dei bagagli, autobus stipato e via!
Prima destinazione Monte Abu.
Il Touring dice che è una località di villeggiatura per gli Indiani in viaggio di nozze, panoramica, su di un cucuzzolo degli Aravalli, 1200 mt, domina diversi laghi. Noi andiamo a vedere un complesso di tempi jaina (vedi post Scimmie a Ranakpur).
Il viaggio non è affatto breve e nemmeno agevole, dopo un tratto in piano si sale e i tornanti sono ripidi e numerosi. Mi domando se l’autobus ce la può fare.
Certo non è un ultimo modello ma si presta bene, l’aria condizionata è rotta ma per me è ottimo. Odio quell’aria preconfezionata che ti schiaccia il sudore addosso e ti mina la gola. Qualcuno si lamenta, speriamo che non trovi forza.
Prendo posto nel penultimo sedile sulla fila di destra. In fondo in fondo, é troppo a discola e poi oggi è pieno di bagagli.
Ho trovato un paio di buone posizioni, scalza a mezzo loto oppure con i piedi appoggiati al finestrino, riesco alternando queste sedute ad uscire indenne dalle 4 ore di autobus.
Per fare 30 km in india ci vuole quasi un’ora. Le strade sono a tratti asfaltate e tratti che ti sembra di essere in mezzo ad un campo. Quando passa il monsone cancella ogni riferimento delle strade bianche, rimane che confidare nell’autista.

Appena arriviamo a Monte Abu scatta il monsone, inizia a piovere in modo assai interessante, intenso e continuo. Ci attrezziamo, cappello, k-way. Siamo fradici ugualmente.
Procediamo bagnati, la temperatura lo permette.

Non possiamo portare niente dentro. Lasciamo gli zaini al guardaroba… non è proprio come quello delle discoteche ma il numerino c’é.
La guardia all’ingresso prende in disparte il nostro leader e gli parla ad un orecchio.
Pissipissibaubau. Lui fa cenni di assenso, ride.
Lo avevo letto sulla guida, non possono entra al tempio le donne durante il periodo mestruale.
Sfidiamo il controllo e procediamo scalzi.

Il marmo liscio a piedi nudi unnè impresa da poco.
Capo basso, baricentro pure e “dove s’entra?!”.
Un po’ a fatica troviamo l’accesso al primo tempio del complesso.

Molto simile per decorazioni al precedente di Ranakpur ma diverso per planimetria. Più piccolo e definito presenta un portico che corre tutto lungo il perimetro quadrato; sul lato esterno sono disposte delle cellette mentre il lato interno, colonnato, si apre su un cortile che contiene il santuario centrale. Questo é collegato al portico perimetrale da più sale colonnate sormontate da splendide cupole decorate mandapa. Il marmo bianco risplende anche alla debole luce della giornata di pioggia, la decorazione è fitta, sembra un edificio di cioccolato bianco o burro scavato in modo convulsivo. Ci stupiamo dei fregi del soffitto, un grande fiore di loto rovesciato e procediamo lungo il portico, celletta, celletta, ognuna dedicata a un thirtankara, gli illuminati culto dei jaina. È tutto levigato e lucido. Ascoltiamo quello che dice il Touring, sembra che gli artigiani che vi lavorarono, venissero pagati in base alla polvere raccolta a fine giornata e che il loro lavoro fosse considerato atto di ascesi o devozione. Meno male! Visitiamo gli altri due tempi sciolti e ci avviamo all’uscita.