Diario di viaggio.
Riprendiamo il viaggio, passiamo il confine della regione, dal Rajastan entriamo in Uttar Pradesh. Il paesaggio non cambia molto, era già cambiato prima verso Sariska. Viali alberati, traffico meno intenso, ai lati campi coltivati, risaie, case basse dignitose.
Gli autisti non parlano una parola di inglese, capirsi non è affatto semplice. Ripetiamo allo sfinimento il nome di Mathura, che capiamo solo alla fine si pronuncia Matrà , almeno così dicon loro… alle 17 circa arriviamo in un centro abitato, sembra la metà , ma non ci fermiamo proseguiamo diritti.
Le forze cominciano a venir meno. L’aria veloce dal finestrino ci tiene desti. Ci fermiamo ad un incrocio che sapremo in seguito essere centrale a Mathura. Scendiamo a chiedere informazioni, o meglio i nostri autisti chiedono.
Ecco io ho iniziato lì a sentirmi un animale da circo.
Eravamo accostati lungo la strada, a ridosso di venditori ambulanti di dolci e bevande che a bocca aperta non hanno smesso di guardarci un istante. Ci siamo sgranchiti, le nostre facce evidenziavano le nostre pessime condizioni. Ripartiamo verso l’albergo che troviamo al secondo tentativo e che per fortuna era un bell’ambiente.
L’aria condizionata ci costringe ad accenderci una sigaretta e stare fuori, l’abissale differenza arriva subito all’intestino e smuove quello che non ha ancora smosso il cibo indiano, meglio stare alla larga prima di entrare in possesso della chiave della camera! Una volta ottenuta la chiave il tempo è quello di recuperare i bagagli dall’esercito dei portatori di valige, gestire le mance e passare dal bagno per l’indispensabile.
• Mathura
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