Diario di viaggio.
foto flick
Massimo decide di prendere l’iniziativa e rimedia dall’albergatore 3 jeep con autista che ci porteranno a destinazione. Ci facciamo preparare un pranzo colazione per mangiare per strada, pan carré e uova sode, le classiche insormontabili banane.
Non è semplice disporre 19 occidentali con bagagli e 4 indiani su 3 jeep.
Io punto al mezzo che porta i viveri, oltre al figlio del proprietario dell’albergo. Assolutamente senza malizia solo perché era l’unico ad avere interesse che tutto filasse liscio.
Prendiamo posto, la jeep che ho prescelto porta viveri e non bagagli, caricherà il massimo delle persone: 3 davanti, tra cui due indiani e Massimo ( di nome e di fatto), 4 dietro, me tra queste e per fortuna gli amici sardi sono di vecchia generazione, quindi minuti :) e 4 dietro dove di norma si mette i bagagli.
Totale 9+2=11, bel numero no?
La mia collocazione nei sedile posteriore mi porta subito nelle condizioni post bagno turco, fradicia di sudore, ho le spalle appoggiate al finestrino, appoggio solo l’ischio sinistro al seggiolino.
Quanto potrà durare il dolore prima che mi si intorpidisca gli arti inferiori e avvii la cancrena… questa vita è solo di passaggio!
Tempo 20 minuti forse, non saprei dire, al figlio del proprietario, lo stesso che ci aveva accompagnato in montagna il giorno prima squilla il telefono farfuglia qualcosa e si fa scendere. Una delle mie certezze, quella di giungere a destinazione grazie a lui, svanisce.
Rimangono solo i viveri, magra consolazione.
Passo davanti, disponendomi tra le spalle XXL di Massimo e cambio della jeep.
Opto per tenere la gamba destra accavallata appoggiata al cruscotto. Non mi sembra carino inforcare a cavalcioni il cambio della jeep e costringendo l’autista all'imbarazzo... non si scambiano nemmeno un bacetto in pubblico, figuriamoci cambiare la marcia mettendo le mani tra le mie gambe!?
Per l’appunto la strada è sterrata e la seconda è provante per il mio nervo sciatico… finirò ad urlare di dolore, nemmeno fosse la prima volta!
Sempre più frequentemente sono costretta a cambiare gamba, sembro la Parietti sullo sgabello! Accavvalla, scavalla, accavalla! E poi la mano, perdo sensibilità… apri chiudi apri chiudi. La conversazione almeno quella è piacevole, ascolto. Stranamente non parlo, non interrompo, lo lascio parlare, gli piace essere ascoltato, sono il suo pubblico e mi piace ascoltarlo, cosciente di essere una spettatrice. Solo due o tre volte mi affronta con domande, forse domande che non chiedono risposta, ma mi lascia spazio e ne approfitto. Le mie parole lasciano l’eco e poi il silenzio e la distanza, anche fisica.
Alle 14 sosta “open toilette" e pranzo. Ci fermiamo davanti ad un campo di granturco, quale miglior paravento alle necessità fisiologiche?!
È da film dell’orrore ma mi faccio forza, batto bene i piedi in terra, non si sa mai… sti’serpenti del grano fossero da granturco… comunque la dimensione collegiale della nostra sosta pipi spaventerebbe anche loro! Due passi nel mais, esperienza unica, consentita solo dalla tranquillità del nostro gracchiare.
Pranzo: banana, l’uovo sodo ho un rifiuto atavico, ho sempre l’idea di non riuscire a deglutirlo. Lo Squillo-mio-padre s’ostina sempre a propormelo, quando c’è qualcosa che non mangio e sono davvero poche s’ostina sempre a propormelo per farmi sentire esosa e viziata. Ma io tengo duro alle mie fobie, l’ovosodo aggozza, lo dice anche Virzì, non fa ne su ne giù…
• Rajastan
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