Diario di viaggio.
Arrivati al nostro albergo, incassati i mal di pancia da aria condizionata e quelli causati dal ritardo, ci ritroviamo il nostro vecchio bus con una tiepida aria condizionata che in tre ore di strada – con buche quasi occidentali - ci porta ad Agra.
Agra, uno dei luoghi più famosi dell’India, uno dei luoghi più frequentati dai turisti, tanto che, dalle guide, sembra che lo sport più diffuso, sia quello di spennarli bene ben ad opera dei commercianti.
L’avvicinamento alla settima meraviglia del mondo è assai complesso: scendiamo dal nostro pullman per infilare in un parcheggio e di nuovo in un altro bussino, il difficile è nello schivare e trattare con i venditori di tutto un po’. Il bussino ci lascia comunque lontano dall’ingresso e sotto il sole. Non capisco perché lo abbiamo preso. Abbiamo dovuto lasciarvi tutto sopra, zaini, borse, acqua, tutto.
Dentro il tempio dell’Amore, non si può portare niente, motivi di sicurezza.
Ingresso solo con la macchina fotografica, meglio così. La poliziotta all’ingresso ci consegnano mezzo litro d’acqua, abbeveraggio base contro la disidratazione. Eh! Si sentono anche i 40 gradi! Ancora guardie, che ci ri-palpano! Allora oggi sono decisi a far risvegliare i miei ormoni sopiti!
Arrivati al nostro albergo, incassati i mal di pancia da aria condizionata e quelli causati dal ritardo, ci ritroviamo il nostro vecchio bus con una tiepida aria condizionata che in tre ore di strada – con buche quasi occidentali - ci porta ad Agra.
Agra, uno dei luoghi più famosi dell’India, uno dei luoghi più frequentati dai turisti, tanto che, dalle guide, sembra che lo sport più diffuso, sia quello di spennarli bene ben ad opera dei commercianti.
L’avvicinamento alla settima meraviglia del mondo è assai complesso: scendiamo dal nostro pullman per infilare in un parcheggio e di nuovo in un altro bussino, il difficile è nello schivare e trattare con i venditori di tutto un po’. Il bussino ci lascia comunque lontano dall’ingresso e sotto il sole. Non capisco perché lo abbiamo preso. Abbiamo dovuto lasciarvi tutto sopra, zaini, borse, acqua, tutto.
Dentro il tempio dell’Amore, non si può portare niente, motivi di sicurezza.
Ingresso solo con la macchina fotografica, meglio così. La poliziotta all’ingresso ci consegnano mezzo litro d’acqua, abbeveraggio base contro la disidratazione. Eh! Si sentono anche i 40 gradi! Ancora guardie, che ci ri-palpano! Allora oggi sono decisi a far risvegliare i miei ormoni sopiti!
"[...] Ormai ad Agra, Carvalho avvertì che con il Taj Mahal avrebbe saturato la sua capacità di assimilare pietre per quel giorno. Biscuter accetto le condizioni, senza tuttavia smettere di osservare il detective per verificare il continuo effetto suscitato in questi dal monumento. Anche se Carvalho resse con una certa indifferenza tale impatto quando fece ingresso nel monumento necrofilo, si commosse invece quando in fondo al giardino vide il mausoleo costruito in omaggio all'amata e prolifica regina Mahal, morta dopo aver partorito il quattordicesimo figlio e omaggiata dall'ardente sposo, che non badò a spese per innalzare quel che un poeta ebbe a chiamare "il più splendido monumento all'amore" e il melenso R. Tagore: "una lacrima di marmo ferma sulla guancia del tempo". [...] Carvaho provava un'attrazione quasi magnetica per la luminosità dell'edificio [...] il Taj Mahal continuava ad essere una delle meraviglie del mondo che dava un senso alla visione turistica appena concesso da Carvalho all'estetismo da rivista illustrata propria del suo aiutante. [...] Diedero un'occhiata alle moschee che scandivano il maestoso mausoleo e Carvalho si sedette a meditare sulla capacità di misurazione della bellezza custodita all'interno di ogni essere umano. Rifiutava le informazioni come aiuto all'emozione estetica [...] "
da Millennio, Manuel Vázquez Montalban 2004 Feltrinelli
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