Rimontiamo in groppa del nostro fido ronzino – il bus scarpinato e senza aria condizionata che ci identifica un po’ meno da turisti - che per amor dell’arte, ci lascia a metà di quella stretta strada che abbiamo percorso in salita. Perché? Per ammirare enormi figure colossali scolpiti nella roccia, enormi statue jaina, giganti di pietra che custodiscono la rampa di accesso alla città.
Qui, all’ombra dei 50° delle grandi statue di Gwailor, ricevo devastanti squilli senza risposta di mia madre, la quale prima di rispondermi “oh sei te?”, vede bene di dilapidare tutta la ricarica rimasta con telefonate senza conversazione.
Sosta al gruppo dei due templi Sas Bahu della suocera e della nuora - dice si chiamano così, mah sarà! - .
Qui, all’ombra dei 50° delle grandi statue di Gwailor, ricevo devastanti squilli senza risposta di mia madre, la quale prima di rispondermi “oh sei te?”, vede bene di dilapidare tutta la ricarica rimasta con telefonate senza conversazione.
Sosta al gruppo dei due templi Sas Bahu della suocera e della nuora - dice si chiamano così, mah sarà! - .
Risalgono alla seconda metà dell' XI secolo. Il più grande è costituito da un portico a due piani e da un corpo centrale a tre piani, con pianta a 12 spigoli; lo Shikara è mancante ma la copertura del portico è un bell'esempio di samvarana, ovvero una sovrapposizione piramidale di moduli campaniformi conclusa da un loto. Il tempio più piccolo è un padiglione aperto, sempre coperto a samvarana, che ricorda i mandapa di Khajuraho
Assomigliano molto ai tempi di Ranakpur per la trama della decorazione cesellata. Non hanno l’imponenza e le dimensioni della nostra prima tappa di avvicinamento alla religione Jain, sono più piccoli, hanno una dimensione umanità. Le aperture alte sembrano accoglienti nicchie per curiose fotografe, fammi vedere… si, si, qualche scatto interessante l’ho fatto, ma soprattutto si rivelano un ottimo rifugio dal monsone che avanza. Lo si vede arrivare dall’orizzonte oscurato e scaricare fiotti d’acqua sempre più vicino a noi. Eccolo, arriva! Siamo immobili, attendiamo. Aspettiamo che abbia finito per ripartiamo verso il tempio del viaggio di nozze - Bha! qui mettan dei nomi! – sembra che i novelli sposi venivano a passar qui tre giorni assieme ad un istruttore. Teli-ka-mandir è diverso dagl’altri, è alto e compatto, con una decorazione a cerchi concentrici tipo collane al rovescio. Davanti c’è il tempio Sikh, recintato e candido, immobile.
A lato c’è di fianco la vasca della leggenda legata alla fondazione di Gwailor di cui abbiamo precedentemente parlato.
Bon! visto tutto, partenza verso Orcha!
Bon! visto tutto, partenza verso Orcha!
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